La lapidellatura, ovvero quella lavorazione che permette a un “pezzo” di diventare il più liscio possibile, senza rugosità, senza materiale in superficie, tramite asportazione del materiale in eccesso, fino a finiture al decimo di millimetro.
Per fare questo si utilizzano macchine (lapidatrici o lapidellatrici) che possono avere più forme, a seconda della superficie da lavorare e rendere lisce, uniformi e lucide. Insomma, un prodotto finito e regolare.
A differenza della rettifica, che prevede una tolleranza di lavorazione, la lapidellatura presuppone l’assoluta mancanza di errori e di uniformità, con margini di tolleranza appunto di decimi o centesimi di millimetro.
In una lavorazione così al limite della perfezione, scelta molto importante rimane quella del giusto tipo di abrasivo, in modo da non esporre mai il pezzo a tensioni termiche o meccaniche.
Tra i più usati, troviamo il diamante, l’ossido di alluminio, l’ossido di cerio, il carburo di silicio, il carburo di boro e molti altri materiali.
Questa lavorazione viene utilizzata nella realizzazione di oggetti per i quali non possa assolutamente esistere una imperfezione, che ne comprometterebbe l’utilizzo successivo. Per esempio nella realizzazione di piani macchinari di lavorazione, oppure in rulli di scorrimento o comunque di ogni superficie che deve essere liscia, senza errore alcuno.
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